La festa dei lavoratori

La ricorrenza calendariale di oggi, la festa dei lavoratori, cade di domenica, ma noi ci impegniamo a “lavorare” anche oggi: lo facciamo perché ci piace mantenere una certa continuità, ma soprattutto per voi che ci seguite con interesse.

ART. 1.
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Come riportato dall’Art. 1, la nostra Costituzione è fondata sul lavoro, il che, a scriverlo, fa un po’ senso, visto le condizioni in cui versiamo oggi.
Non è tanto il lavoro ad essere l’oggetto di questa ricorrenza…e quindi, in cosa consiste questa festa dei lavoratori? Vediamolo insieme in questo articolo, soffermandoci anche sull’opera manifesto, la più significativa in questo contesto, di Giuseppe Pelizza da Volpedo.

1 maggio

La festa dei lavoratori viene celebrata ogni anno in molti Paesi del mondo, per ricordare i traguardi raggiunti dai lavoratori in campo economico e sociale, grazie anche all’aiuto del movimento sindacale. Questa festa, quindi, vuole anche ricordare tutte le battaglie operaie per conquistare un diritto ben preciso: la riduzione, a otto ore quotidiane, della giornata di lavoro. I primi a movimentarsi per raggiungere questo diritto furono gli Stati Uniti: se già nel 1882 si iniziarono ad organizzare le prime manifestazioni, sarà solo con i tragici eventi del 1-3 maggio 1886 che si avrà una vera e propria presa di coscienza pubblica.

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Illustrazione dell’epoca raffigurante la manifestazione di Haymarket square

In quei giorni, infatti, gli operai della città di Chicago si trovarono impossibilitati a lavorare poiché l’ingresso delle loro fabbriche era ostacolato della presenza di diverse macchine agricole poste davanti ai cancelli. La polizia, che venne chiamata per mettere fine all’accumulo di tutta quella folla, iniziò a sparare ai manifestanti facendo diverse vittime. In risposta a questa brutalità, gli anarchici locali organizzarono una seconda manifestazione da tenersi nella piazza di Haymarket (da cui la rivolta prese il nome), manifestazione che si concluse nello stesso modo, con la polizia che ricominciò a sparare e a mietere vittime.
A queste prime manifestazioni, ne seguirono molte altre che si estesero da Chicago fino al Canada, tutte terminate con l’uccisione per impiccagione dei rivoltosi.

Spostandoci in Europa, la festività del 1° maggio fu ufficializzata dai socialisti, prima a Parigi nel 1889 e poi in Italia due anni dopo. In quello stesso anno, la rivista La Rivendicazione pubblicava un articolo su questa nuova ricorrenza affermando:

“Il primo maggio è come una parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è la parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento”

Durante il ventennio fascista, questa festività venne spostata dal 1° maggio al 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma così che, oltre a festeggiare i lavoratori, si celebrasse la fondazione della città di Roma da parte di Romolo. Nel 1955, papa Pio XII decise di istituire la festa di San Giuseppe lavoratore, permettendo anche ai cattolici di festeggiare a pieno titolo questa ricorrenza.

Un’opera che può essere considerata il manifesto dell’impegno sociale e umanitario è, senz’altro, il dipinto a olio di Giuseppe Pellizza da Volpedo: il Quarto Stato. 

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Giusepe Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1898- 1901, Milano, Museo del Novecento

Convinto che, nella società del tempo, l’artista avesse il compito di educare la popolazione, elevandola spiritualmente e culturalmente attraverso l’arte, Giuseppe Pellizza qui intende celebrare l’affermazione di una nuova classe sociale: il proletariato.

L’opera, frutto di numerosi anni di lavoro e preceduta da una serie di bozzetti e di disegni preparatori, rappresenta una folla di contadini e lavoratori che avanza verso l’osservatore, emergendo dallo sfondo di un paesaggio indefinito dominato da tonalità cupe. In primo piano, dove si concentra una luce piena e calda, troviamo tre figure, due uomini e una donna con un bambino in braccio, che guidano il corteo. La scena, probabilmente, è ambientata nella piazza di Volpedo e, i protagonisti, sono gli stessi abitanti che fungono da modello per l’artista.

Nella composizione notiamo due blocchi differenti: le tre figure in primo piano e la massa dei lavoratori alle loro spalle.

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Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato (particolare)

La donna con il bambino in braccio ha il volto della moglie di Pellizza, Teresa, che con il suo gesto sembra che voglia invitare la folla a seguirla: il movimento del corpo è sottolineato dalle pieghe svolazzanti della veste, che si avvolgono intorno alle gambe.
Al centro domina la scena quello che probabilmente è il leader della massa, un uomo che avanza tranquillo, con una mano in tasca e la giacca buttata sulle spalle, attirando la nostra attenzione con il vivido colore rosso del suo panciotto, in netto contrasto con il bianco candido della camicia. Alla sua destra, un altro uomo, con la giacca appoggiata sulla spalla sinistra, procede silenzioso e concentrato.

I contadini sullo sfondo formano una specie di quinta teatrale, disposti principalmente frontalmente; tutti i soggetti sembrano discutere tra di loro compiendo gesti molto naturali, come proteggersi gli occhi dal sole, portare un bambino in braccio o, semplicemente, volgere in avanti lo sguardo: tutto ciò sta a dimostrare un grande studio dal vero che l’artista ha compiuto prima di realizzare quest’opera.

In questo dipinto, la tecnica divisionista di Pellizza trova la sua più alta espressione, concentrando, in primo piano, i toni caldi e le gamme cromatiche più chiare, e quindi più luminose, disposte attraverso piccoli tocchi di colore.
È una situazione molto realistica, che sembra ripresa direttamente da un episodio di protesta sociale. La compattezza dei personaggi, gli atteggiamenti decisi e il procede in avanti verso l’osservatore, sono efficacissimi espedienti espressivi atti a creare allusioni sia al valore di solidarietà sociale sia alla presa di coscienza della propria forza poltica da parte di tanti individui che si sentono sempre più una “classe sociale” capace di rivendicare i propri diritti.

In questo quadro, tutto contribuisce a rendere l’idea di compattezza e unione di questa nuova classe che, attraverso numerose lotte, otterrà una posizione politica di importante peso nella società moderna.

Scritto da Malerin e Max

10 pensieri su “La festa dei lavoratori

  1. Complimenti, bellissimo articolo.
    Bellissima l’analisi dei singoli soggetti ( stati emotivi-messaggi del corpo ecc..) che formano questa opera, un istantanea dell’epoca.
    Giusepe Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1898- 1901, Milano, Museo del Novecento

    Il mio modesto intento è cercare di trasmettere attraverso la fotografia (che sia una foto o un reportage) sempre qualcosa (storia-sentimenti-messaggio ecc.).

    Spero sempre di riuscire nel mio intento.

    Riporto Una frase delle quattro citate nella presentazione AUTORE (https://worldphoto12.wordpress.com/autore/).

    Ci sono fatti, pezzi di storia, che esistono solo perché c’è una fotografia che li racconta.
    Mario Calabresi

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  2. Grazie ai movimenti di sinistra (sia anarchici, sia marxisti); i lavoratori hanno ottenuto conquiste eccezionali. Si lottava non solo per l’individuo ma per la collettività. Oggi non abbiamo più nulla certo (crisi e una politica votata alla rapina) ma occorre ricordare quei momenti.

    Buon 1 maggio! 🙂

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