In questo articolo vi parlerò del Futurismo, la prima e più consapevole avanguardia artistica in Italia. Il movimento nacque a Parigi dal genio del poeta e scrittore italiano Filippo Tommaso Marinetti per poi espandersi in tutta Europa.
Il Futurismo e più in generale tutte le avanguardie esplose a livello europeo all’inizio del ‘900, sono movimenti artistici che intendono rompere definitivamente i ponti con la tradizione. Alcuni di essi giungono a rifiutare l’arte stessa in quanto istituzione, arrivando addirittura al rovesciamento parodico della funzionalità quotidiana. Così Marcel Duchamp, uno degli esponenti del dadaismo, propone nel 1917 una scultura intitolata “Fontana” che è in realtà costituita da un orinatoio capovolto [vedi immagine sotto].

Senza arrivare all’irrisione dadaista, la pittura volutamente deformata di un Picasso, e in generale del cubismo, rompe in modo definitivo il legame con la prospettiva di tipo rinascimentale, così come sarà per l’espressionismo e il surrealismo.
E’ da notare infine che a Parigi, centro principale di tutte le avanguardie, operavano a inizio secolo numerosi letterati che incominciavano ad intersecare scrittura e grafica con sperimentazioni di poesia visiva come nel caso di Guillaume Apollinaire con i suoi Calligrammi.

Il Poeta Apollinaire fu tra i primi sostenitori del Futurismo che venne lanciato da Marinetti con Manifesti provocatori nel 1909, a cui subito si affiancarono artisti e musicisti. Si tratta di un’avanguardia dai tratti fortemente aggressivi e tecnologici, che ebbe successo legandosi spesso a movimenti politici aggressivi o rivoluzionari, come il fascismo o il comunismo.

Il primo Manifesto del Futurismo fu pubblicato il 20 febbraio del 1909 sul giornale parigino “Le Figaro”. In esso Marinetti pose in rilievo alcuni punti essenziali della poetica futuristica: prima di tutto, il rifiuto totale di ogni forma di tradizione, l’accettazione del presente fatto di macchine e di velocità, di forza e di violenza e insieme una spinta verso il futuro in quanto espressione di un movimento incessante e rivoluzionario.
Il primo nucleo di futuristi si formò a Milano nell’abitazione di Filippo Tommaso Marinetti, composto dai pittori e scultori; Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia e Gino Severini.
I temi della pittura futurista sono il mito della velocità, l’abolizione della prospettiva tradizionale e il moltiplicarsi dei punti di vista in una serie di immagini successive e concatenate tra loro, che uniscono lo spazio all’oggetto rappresentato accentuandone così il dinamismo delle forme.
Uno dei pittori di spicco legati al futurismo fu Umberto Boccioni che con il dipinto “La città che sale”, realizzato a Milano a cavallo tra il 1910 e il 1911,sancì definitivamente l’inizio del futurismo pittorico.

Boccioni prese spunto dalla vista di Milano che si vedeva dal balcone della sua casa. Sullo sfondo del dipinto si intravedono palazzi in costruzione in una periferia urbana, con ciminiere e impalcature. Gran parte dello spazio in primo piano è invece occupato da uomini e da cavalli, fusi esasperatamente insieme in uno sforzo dinamico. Boccioni utilizza contrasti cromatici violenti, dipinge con pennellate frammentate che imprimono un forte senso di movimento alla scena
Ciò che mette il quadro perfettamente in linea con lo spirito futurista è l’esaltazione visiva della forza e del movimento, lo spettatore deve essere colpito in modo aggressivo, violento, si deve risvegliare in lui energia e vitalità.
Uno dei miei quadri preferiti di Boccioni è “La risata” opera ambientata in un caffè e che vede la predominanza di una figura femminile nell’atto di ridere. La risata si propaga dando un senso di movimento e ilarità all’opera.

Boccioni ebbe, purtroppo, una vita breve, morì infatti a 33 anni per una caduta da cavallo, imbizzarritosi alla vista di un autocarro.
Chiuderò questo articolo con una citazione di F.T Marinetti che secondo me racchiude il Futurismo e la carica vitale che lo contraddistingue:
“Noi crediamo alla possibilità di un numero incalcolabile di trasformazioni umane e dichiariamo senza sorridere che nella carne dell’uomo dormono delle ali“
Scritto da Ema