Decostruttivismo: architettura senza geometria

In questo primo articolo ho deciso di parlare di una delle mie passioni, l’architettura e, da cosa potevo partire se non dall’ultimo, in ordine di tempo, degli stili considerati “internazionali” in campo architettonico?

Sappiamo che la nascita del fenomeno decostruttivista avviene a New York, ad una mostra organizzata da Philip Johnson, sul finire degli anni Ottanta del XX secolo…ma cos’è il decostruttivismo? Si può dire che nasce come reazione al movimento post-moderno e si basa sul rifiuto totale della purezza formale e della geometria euclidea e, quindi, sulla totale mancanza di tutti quegli elementi e di quelle strutture considerate, fino a quel momento, parte integrante di quest’arte. Si disegnano, allora, edifici dove il “caos” fa da padrone, dove le strutture sembrano sempre instabili, tagliate, scomposte e disarticolate,  dove gli spazi si compenetrano e i materiali si torgono e si piegano al loro massimo, dando appunto l’aspetto di qualcosa che possa crollare da un momento all’altro. Sono architetture fantastiche dove l’ordine e il disordine convivono. Per permettere la massima plasticità dei volumi, sono necessari tutti quei materiali considerati high tech e tecnologicamente avanzati, come il vetro, il cemento armato e l’acciaio. Esiste però un filone comune a tutti questi esponenti: prima di tutto, la teoria decostruttivista del francese Jacques Derrida e, poi, le ricerche condotte dagli architetti russi negli anni Venti del XX secolo, che furono i primi a rinunciare all’idea di equilibrio e di unità che stavano alla base della composizione classica. Questo fu il precedente storico che gli architetti decostruttivisti come Zaha Hadid, Frank O. Gehry, Rem Koolhass, Daniel Libeskind e Peter Eisenman si trovarono ad abbracciare e ad esasperare. Tra queste archi-star, Gehry è forse il maggiore fra gli architetti decostruttivisti anche se, non lo sentirete mai ammetterlo pubblicamente.

Vediamo ora alcuni famosi esempi di questa architettura “contorta”!

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Frank O. Gehry, Casa danzante, Praga, 1994-1996

La Casa Danzante, in ceco Tančící dům, venne progettata dall’architetto Milunic, in collaborazione con Frank O. Gehry, sul lungofiume di Praga, in una zona che venne distrutta durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Originariamente chiamato Fred and Ginger, l’edificio ricorda vagamente una coppia di ballerini, assimilati a Fred Astaire e Ginger Rogers. Anche se lo stile costruttivo riprende tutti quelli presenti per la maggiore nella capitale dello stato ceco, quali il Neobarocco, il Neogotico e l’Art Noveau, l’edificio creò subito delle controversie per la sua bizzarra originalità.

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Zaha Hadid, Vitra Fire Station, Weil am Rhein, 1990-1993

Situata ai margini del campus della Vitra, questa caserma dei pompieri segna la zona con la sua forte identità. La Hadid ha dichiarato di voler rappresentare, con questi muri che sembrano scivolare gli uni sugli altri, lo stato di allarme e di tensione che può esplodere in movimento in caso di emergenza. Interamente realizzato in cemento armato, l’edificio è privo di qualsiasi forma di decorazione, delineando, così, un linguaggio asciutto volto a esaltare lo spazio e la sua dinamicità.

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Daniel Libeskind, Imperial War Museum North, Manchester, 2002

La sede del museo della guerra venne progettato da Libeskind con una complessa geometria di piani e di superfici inclinate per creare, nel visitatore, una sensazione di disorientamento, simile allo stato che si prova durante un bombardamento. La struttura dell’edificio, che prende a modello (citando lo stesso Libeskind) il mondo intero, si compone di tre parti (la air shard, la earth shard e la water shard) e alludono alla guerra su terra, mare e in cielo.

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Peter Eisenman, Denkmal fur die ermordeten Juden Europas, Berlino, 2003-2005

Il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa, viene progettato dall’architetto Eisenman per commemorale tutte le vittime della Shoah. Situato dove originariamente si trovava il palazzo di proprietà di Goebbels, consiste in una superficie vastissima occupata da stele di calcestruzzo di colore grigio scuro, poggianti su un fondo stradale inclinato e disposte secondo una griglia ortogonale. Secondo l’idea di Eisenman, le stele sono realizzate per disorientare e creare, in chi le percorre, una sensazione di solitudine e impotenza.

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Rem Koolhaas, CCTV Headquarters, Pechino, 2004-2008

La sede della China Central Television non è un grattacielo tradizionale, ma un anello continuo formato da sei sezioni orizzontali e verticali, con il centro aperto. La parte superiore è formata da due grandi L rovesciate, unite a creare un angolo retto. La costruzione di quest’edificio è considerata una sfida strutturale, sia per la forma sia perché sorge in una zona sismica.

In conclusione, con questi esempi, ho voluto mostrarvi che, architetti come Gehry o Hadid, vogliono mostrare una percezione diversa, quasi “disturbata”, in una dimensione che non è più solo architettura, ma delle volte anche scultura, dove i linguaggi si influenzano e si contaminano in una nuova sensibilità artistica che produce forme nello spazio.

Articolo scritto il 27 febbraio 2016

Scritto da Malerin

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2 pensieri su “Decostruttivismo: architettura senza geometria

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