Eccoci qui ad affrontare un’altra ricorrenza calendariale, non si tratta di una festa bensì di una ricorrenza, stiamo parlando del FuoriSalone! Un evento annuale che tutti i designer del mondo aspettano e dove Milano si trasforma e si arricchisce di novità ed eventi. Quest’anno il FuoriSalone prevede come durata dell’evento dal 12 al 17 aprile.
In ogni dove spuntano installazioni temporanee, sfilate e numerosi negozi prestano i loro locali e le loro vetrine per permettere l’esposizione di sontuosi pezzi di design, usciti dalla fantasia di qualche “bizzarro” creator.
Noi ci concentreremo sulle istallazioni realizzate nella nostra università, Università degli Studi di Milano in via Festa del Perdono e vi documenteremo alcune di esse con foto (artistiche e professionali) scattate da Max.
Alcuni degli eventi a Milano sono (tra i tanti):
– CasaVitra: si tratta di un’istallazione “Colour Machine” dedicata alla Vitra Colour & Material Library. L’idea e l’ispirazione di Hella Jonjerius, relativamente a colori, sono tessuti e materiali. La lounge al secondo piano di CasaVitra presenta una selezione di prodotti della Vitra Home Collection offrendo un spazio dove i visitatori possono trattenersi e godere dell’atmosfera.
– “KŪKAN” The Invention of Space: si tratta di un’installazione composta da sette pannelli verticali, che riproduce un connubio tra spazio, suoni e immagini, per farvi vivere un’esperienza sensoriale unica e irripetibile. Camminando tra i pannelli, potrete immaginare un nuovo spazio, diverso in base alla prospettiva da cui lo si osserva. I sette pannelli sono stati creati apposta per far nascere ogni volta uno spazio diverso e ignoto, a seconda della posizione e della direzione di chi lo guarda
I sette pannelli, che hanno come motivo la bellezza della natura e la visione del mondo tipicamente giapponese, riflettono in maniera efficace i confini in contrasto con il senso estetico che si tramanda sin dall’antichità nelle arti, e creano un nuovo “spazio” che separa e collega il Giappone dal resto del mondo, dando vita a un’ispirazione continua e illimitata.
– The nature of motion: Il design di Nike anticipa il potenziale del corpo umano attraverso una sinergia di forma, funzione e movimento. L’ossessione di Nike per il Natural Motion persiste e per ogni innovazione il divario tra prodotto e corpo diminuisce.
In occasione del Salone del Mobile Milano 2016, dieci designer contemporanei e innovativi si sono uniti a Nike per esplorare il tema di Natural Motion attraverso vari mezzi. Alcuni lavori sono concettuali (anticipando le future tecnologie) e altri pratici. In molti casi sono stati utilizzati alcuni dei materiali unici di Nike, come il Flyknit.
Come ogni hanno anche la nostra università, ospita numerose installazioni di artisti contemporanei arrivando a creare uno scenario suggestivo in cui antico (l’Ospedale Maggiore del Filarete) e contemporaneo convivono.
Noi siamo andati per voi a documentare questo evento nella nostra Università, scattando delle fotografie (meravigliose e professionali ahahha), peccato per il brutto tempo.
Solitamente si lascia per ultima l’attrazione più bella, quella che viene comunemente definita come “ciliegina sulla torta”, noi però, trasgressivi come siamo, ne parliamo subito.
L’istallazione/attrazione che ha riscosso più euforia, di cui noi stessi ci siamo lasciati pervadere, è stata sicuramente la Torre. Torre intesa come modello archetipico ispira un’istallazione monolitica composta da 366 pannelli led, che promuove la creatività condivisa: sullo schermo sono proiettati disegni realizzati dagli autori dell’istallazione e dai visitatori, grazie a postazioni predisposte con tablet e pennini.
Ecco in questo caso le foto non sono venute un granché perché Malerin non riusciva a scrivere sul tablet e quindi ci siamo invertiti i ruoli: io ho scritto e lei ha fotografato.
Ma cosa abbiamo scritto secondo voi? ahahah non è difficile, abbiamo fatto un po’ di pubblicità occulta!!
Altra installazione molto interessante è stata “L’arte della fotografia“: la fotografia diventa istallazione di design in una composizione di opere a tiratura limitata ispirata al modello espositivo dei Salon parigini.
Opera su un grande pannello (che occupa un’intera parete) in cui si ha una sorta di collage di diverse fotografie appunto ad rievocare la tipologia espositiva dei Salon parigini, in cui in una parete venivano affissati molti quadri.
Questa installazione, progetto creativo di Lorenzo Marini group, è celbrativa della 55a edizione del Salone del Mobile, un avvenimento che attesta un importante punto d’arrivo.
La nuova immagine, protesa tra passato e futuro, si rivela un intreccio tra il numero 55, foneticamente musicale, e l’occhio, primo simbolo usato dal Salone del 1961.
Ultima installazione di cui vogliamo parlarvi, ultima perché non vogliamo rivelarvi le altre per chi dovesse ancora andarci (ce ne sono molte altre), è “Confini aperti” di Massimo Iosa Ghin.
Due unità abitative semplici, rivestite in ceramica, simboleggiano il confine tra esterno e interno, caos e ordine, individuo e collettività: all’esterno la superficie è ondulata, piegata e fratturata, mentre all’interno lo spazio è definito da un rivestimento di piastrelle bianche riflettenti.
All’interno di questo edificio architettonico, impossibile da fotografare per varie ragione (spazio piccolo con troppe persone, poca luce e vedremo ora perché), sul soffitto vi era un grande schermo in cui vi erano scene/immagini di fenomeni atmosferici (per lo meno quando eravamo entrati noi c’erano quelle) che quindi creavano atmosfere sensoriali interessanti.
Concludiamo ora lasciandovi la visione di altre fotografie, sperando possano suscitarvi ispirazione, curiosità e la voglia di andare, perché no, qui nella nostra Università a dare un’occhiata. Informandovi, anche, che il termine delle installazioni è il 23 aprile. 😀
Scritto da Max e Melerin
La gara dei pavoni a chi sfodera le più eclatanti penne? 🙂
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Molti contendenti, molte opere, tutte molto interessanti… difficile decretare un vincitore! (sempre se abbiamo ben interpretato il tuo commento 😀 )
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Giusta la vostra precisazione: «sempre se abbiamo ben interpretato il tuo commento»
In effetti, il mio era una giudizio non giudizio, era open, aperto.
Ancora adesso non so se considerare positivamente o no, il complesso. Perchè, da un lato, trovo legittima una Fiera della Vanità. Ma dall’altro lato, mi domando se non sia quest’ultima a prevalere su una concreta sostanza.
Come nella politica, nel costume e nell’arte in generale, sento l’ombra di un Occidente che si culla sul nulla [parlando di effimero, godo a mia volta naturalmente della rima: culla e nulla 🙂 ]
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